Nel territorio dell’attuale Monteleone Sabino, tra valli incontaminate ricoperte da uliveti, già noti al tempo del geografo Strabone, si conservano evidenze archeologiche di estremo interesse storico ed architettonico riferibili all’antico centro di Trebula Mutuesca.

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Delle origini di Trebula , il cui nome sembra forse derivare dal latino trabes , casale, si conosce molto poco. Le prime testimonianze archeologiche risalgono al IV sec. a.C. pur essendo probabile, sulla base di di diversi indizi, la presenza di un abitato fin da epoca più antica. Nel 290 a.C., a seguito della conquista romana della Sabinaad opera di Manio Curio Dentato, Trebula entrò a far parte come territorio del mondo romano.

Successivamente, nel I sec. a.C., con la riorganizzazione Augustea, il centro divenne Municipium. Tra il I sec. a.C. ed il I sec. d.C., periodo in cui le famiglie dei Plaetorii e dei Critonii assunsero grande rilievo, vennero realizzate opere di pubblica utilità, furono eseguiti lavori nel foro,  erette statue in onore di importanti personaggi come Claudio ed Agrippina, si sviluppò il culto di Silvano etc. Nel corso della prima metà del II secolo d.C., ad opera della famiglia dei Bruttii Praesentes , ricchi proprietari terrieri della zona, ed in particolare di Laberia Crispina,   Trebula attraversò un periodo di intenso fervore edilizio. E’ in questo periodo che furono realizzati edifici di etremo rilievo come l’anfiteatro, le terme, le grandi cisterne ed altre importanti opera costruttive i cui resti sono ancora oggi apprezzabili.

In età tardo imperiale la zona fu progressivamente abbandonata per accogliere, più  tardi, il sepolcro di Santa Vittoria, martire sotto l’imperatore Decio.

In età romanica sulla tomba della Santa venne eretta una chiesa ancora oggi visitabile intatta nel suo splendore. Al di sotto della chiesa è stato recentemente indagato, ad opera della Pontificia Commissione per l’Archeologia Sacra, un piccolo complesso catacombale al cui interno si conserva un sarcofago strigilato che, secondo la tradizione, custodí il corpo della martire fino al IX secolo quando fu traslato a Civita di Bagnoregio per preservarlo dal pericolo delle incursioni saracene.

L’area urbana dell’antica Trebula è localizzata presso la valle cosiddetta “Pantano” delimitata dalle alture di “Castellano”, “Colle Foro” e “Colle Diana”, dove ancora oggi sono visibili, tra l’altro, gli imponenti resti dell’anfiteatro e di una struttura templare. Nel mese di marzo dell’anno passato, presso la sede del Comune di Monteleone, in occasione della Terza Giornata per Trebula , organizzata in coincidenza con la decima settimana della cultura, sono stati presentati dalla Dottoressa Giovanna Alvino, funzionario della Soprintendenza per i Beni Archelogici del Lazio – responsabile per Rietie Provincia – e da alcuni suoi collaboratori, i risultati degli ultimi interventi di ricerca presso il sito dell’antica Trebula Mutuesca. In questa occasione la dott.ssa, sostenuta anche dalla presenza di Fabio Melilli, Presidente della Provincia di Rieti, ha avuto modo di ricordare come sia intenzione prioritaria della Soprintendenza, nonchè degli enti locali, portare a compimento l’opera di recupero e valorizzazione dell’antico centro di Trebula .

Tra i monumenti ricordati, di particolare rilievo è il complesso anfiteatrale, la cui messa in luce, iniziata nel lontano 1958 e poi ripresa in maniera sistematica nel 1998 con fondi dell’Unione Europea, nell’ambito di un progetto della Regione Lazio teso al recupero ed alla valorizzazione dell’antico centro, è ora quasi giunta a conclusione. L’Anfiteatro consiste di una serie di ambienti radiali e due ingressi monumentali posti alle estremità dell’asse maggiore dell’ellissi. Il monumento, i cui assi maggiori e minori misurano rispettivamente 94 e 66 metri circa, ha una pianta molto articolata che difficilmente trova confronto negli anfiteatri già noti. Il rinvenimento di due imponenti iscrizioni dedicatorie in marmo di Carrara ha permesso la definizione di un’opera di monumentalizzazione da collocarsi in età Traianea (98-117 d.C.). A confermare l’accuratezza planimetrica del monumento ha concorso il rinvenimento di un articolato sistema di ambienti di servizio ipogei destinati, tra l’altro, all’utilizzo di macchine elevatrici che sollevassero fino all’area di combattimento, presso l’arena, galdiatori, animali feroci e quant’altro necessario allo svolgimento dei giochi. A confermare il capolavoro ingegneristico dell’anfiteatro di Trebula è stato, inoltre, rinvenuto ed indagato un articolatissimo sistema di condoti fognari ancora oggi in gran parte esplorabili che percorrono il sottosuolo del monumento.

Sempre  tra i monumenti recentemente indagati è stato illustrato un edificio sacro, costruto in età repubblicana, tra il 260 ed il 240 a.C., presso la cosiddetta area del tempio. I resti di questo santuario, identificato per la prima volta nel 1958 e caratterizzato dai culti di Mercurio, Apollo, Vacuna e Feronia, sono ancora oggi visibili presso la valle del “Pantano”.

Un secondo complesso archeologico di età repubblicana è costituito da un deposito votivo dedicato alla dea Angizia, identificato ed esplorato nel 1958 presso la chiesa di Santa Vittoria. Reperti provenienti da quest’ultimo, così come da altri monumenti dell’antica Trebula , sono oggi esposti presso il Museo Archeologico sito nel piano interrato del palazzo comunale. Il Museo è visitabile dal lunedí al sabato tramite richiesta presso il Comune di Monteleone Sabino.

Numeri Utili  

Comune di Monteleone Sabino:  39 0765 884014

Il presente articolo è stato tratto dal sito web sabinamagazine.it, su gentile concessione dei loro autori.